La lente d'ingrandimento
lunedė 23 gennaio 2012 - 11:18
di Simona Ragusa
Attilio Tesser, nel dopogara di Novara-Milan, ha ammesso di aver sperato, alla vigilia della sfida, di poter fare risultato contro i rossoneri.
Le sue speranze sono state presto spente da un indomabile Ibrahimovic e da un secondo tempo in cui i rossoneri hanno giocato senza sbavature e concedendo molto poco agli azzurri. Il tecnico novarese conferma la difesa a cinque, inserendo Garcia, Centurioni e Rinaudo fra gli esterni Gemiti e Morganella. A centrocampo gli uomini a disposizione sono contati, così spazio a Pesce, poco utilizzato fino ad oggi, in mezzo a Rigoni e Porcari. Davanti, l’attacco è tutto nelle mani, e nei piedi, di Mascara e Caracciolo.
La posizione ricoperta dai neoacquisti azzurri non passa inosservata e ci si chiede se i due siano stati scelti per svolgere ciò che stanno svolgendo oppure i due si stanno semplicemente (e forzatamente) adeguando. Voglio dire: vedere Mascara dare una mano ai compagni del centrocampo fa onore all’ex di Napoli e Catania, ma vederlo andare a recuperare palloni in difesa e innescare poi manovre degne di chiamarsi tali significa che sta facendo il suo e quello di altri. Perché se Mascara macina chilometri in quel modo, facendo avanti e indietro di continuo, difficilmente potrà svolgere con lucidità il ruolo di attaccante (motivo per cui è stato arruolato fra le file azzurre). La stessa osservazione vale per Caracciolo. Contro il Milan all’airone sono stati serviti 2 palloni. Solo due. Gli altri li ha toccati perché si è dovuto sacrificare dietro o perché si è improvvisato nel ruolo di stopper e ha anche salvato i suoi in almeno un paio di occasioni (contro Thiago Silva e Mexes). Capitolo Simone Pesce. Il centrocampista è stato chiamato in causa ieri da Tesser in virtù delle numerose assenze proprio in mezzo al campo. Contro Ibra “il Gigante”, Pesce ha fatto ciò che ha potuto, patendo il duello con lo svedese ed ogni manovra veloce registrata dalle sue parti. Probabilmente, se avesse avuto maggiore fiducia e più spazio nelle settimane passate, il giocatore avrebbe potuto dimostrare le sue qualità, ma ora che il campionato è al giro di boa è troppo tardi per dimostrarlo. Non è più possibile dare tempo a nessuno, perché tempo non ce n’è più. Se quegli sprazzi di buon gioco registrati dal Novara nella prima frazione contro il Milan non sono una meteora ma un segnale importante e, come definiti da Massimo De Salvo in conferenza, rincuoranti, facciamo in modo che il Novara possa giocarsi ancora le sue carte. A centrocampo occorre un uomo che alla qualità sappia affiancare sostanza (perché Jensen, secondo il mio modesto parere, non è l’elemento che ci aspettavamo). Dietro, la difesa a cinque va ancora collaudata, ma ci piace molto di più di quella a quattro. Rinaudo e Paci sono uomini in grado di dettare i tempi e presto Lisuzzo tornerà a dare il suo importante contributo. Gemiti e Morganella li definirei intoccabili e se al secondo un paio di volte ieri è sfuggito Ibra, pazienza. Non è l’unico della serie A ad aver visto i sorci verdi contro lo svedese. Alla chiusura del mercato mancano ormai pochi giorni. Sono certa che la società non ha nessuna intenzione di gettare la spugna senza prima aver giocato tutte le sue carte. Se un buon lavoro verrà fatto in uscita, in entrata il mercato potrà ancora riservarci grosse sorprese. Per continuare a lottare.
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