Le partite che ci hanno fatto innamorare: Leffe-Novara!
giovedė 07 giugno 2012 - 10:19
Rievocato dalla penna di Enea Marchesini, per anni inviato di Tribuna Novarese
Prima di tutto devo ringraziare il caro amico Massimo per l'occasione di poter scrivere dell'amato Novara e soprattutto del Novara da estrema periferia del calcio che era quello ante anni duemila. Di partite da ricordare ce ne sarebbero moltissime, di queste la maggior parte sarebbero da ricordare sia per quello successo in campo che per quello accaduto, fuori e dentro lo stadio, prima, durante e dopo i novanta minuti canonici. Ma è risaputo che quando si è giovani si fanno tante cose belle, alcune da ricordare e altre da ricordare meno. La mente corre veloce ad una lunga sequela di sfide in posti dimenticati da Dio e da tutti i santi e si ferma su una gara apparentemente insignificante, addirittura una prima gara di campionato. Era Leffe-Novara del 1991, esordio della stagione in una calda e assolata giornata di settembre. E fin qui ci sono i dati e i numeri, da questo punto di vista Massimo è bravissimo, io per niente e i numeri finiscono qui, o almeno quelli precisi. Da qui cominciano sensazioni, ricordi, quello che rimane dentro e che a volte distorce un po' la realtà dei fatti e rende così tante persone innamorate della maglia azzurra. Bisognava essere un po' irrazionali, passionali, “senza altri interessi nella vita” per seguire quel Novara in tutte le trasferte alla domenica all'età di venti anni. Non è che non ci fosse niente di meglio da fare, ma io non tanto magari gli altri, ma il richiamo era troppo forte, troppo forte il richiamo dello stadio ma soprattutto quello degli amici, della “compagnia”. L'importante era stare tutti insieme, salire sul pullman e andare in giro per l'Italia, Italia molto piccola perché in C2 al massimo si arrivava fino all'esotica Emila Romagna! Come in una canzone degli 883 (Max Pezzali) alla fine il bello era divertirsi tutti insieme, a fare gli stupidi. Come chi nell'estate precedente aveva telefonato a tutte le famiglie Folli sulla rubrica del telefono di Milano, niente internet, per parlare con il nuovo acquisto Beppe Folli e gasarlo in vista della nuova stagione. Il risultato fu quello di incoraggiare due o tre vecchine e un pensionato oltre a un numero imprecisato di viaggi a quel paese… Il giorno della gara, rigorosamente di domenica, un pullman o due al seguito e via tutti in Val Seriana con tanto entusiasmo, bandiere, sciarpe e un autista che non sapeva la strada e si perdeva ad ogni incrocio fuori Bergamo. Si arriva a Leffe, ad occhio più banche che case e persone in giro e, come al solito, bisogna cercare l'indicazione stradale con scritto “Campo sportivo”, quando c'era perché il più delle volte bisognava scendere e chiedere a qualche signora anziana che stava andando a messa. Arrivati al campo, si cerca dove si trova il settore ospiti, se esiste, e passando dietro la tribuna centrale si arriva a tre gradini di cemento spersi in mezzo alla campagna. Da qui in poi i ricordi diventano emozioni come in una finale di Coppa dei Campioni, a quel tempo non c'era la Champions League. Il famoso Beppe Folli (foto) segna tre gol, o magari anche due ma per me rimangono tre, il Novara distrugge il Leffe in tutte le zone del campo. Si canta e si festeggia, si salta e si suonano i tamburi (ebbene sì, si potevano portare anche i tamburi in trasferta!) e ci si abbraccia tutti felici. Era la prima partita, era solo la prima vittoria, era solo il mese di settembre ma era tutto bellissimo, come è bellissimo quando sei giovane e anche un po' stupido, in senso buono si intende! Risultato finale 3-1 per il Novara, la giornata perfetta, compreso anche il volo in una buca appena dietro i tre famosi gradini, il mondo non poteva che andare bene e portare che gioia e soddisfazione. Gli azzurri non avrebbero potuto fare altro che stravincere alla grande il campionato battendo tutte le avversari le partite con quella sicurezza. La seconda di campionato come la terza, la quarta e tutte le altre sarebbero state solo un noioso proforma. Non andò proprio così, ma adesso, dopo vent'anni, questo non è più così importante…
Enea Marchesini |