L'editoriale del 10/09/2012
lunedė 10 settembre 2012 - 13:06
Pubblichiamo il consueto commento di Massimo Barbero
Mi piace immaginare Zamparini seduto sul divano di casa a guardare in tv Cesena-Novara. Me lo vedo all’intervallo afferrare il cellulare e chiamare Perinetti e/o Cattani per un messaggio ripetuto più volte: “Riprendiamoci subito quel Mehmeti!” E chiedere con insistenza, tra l’imbarazzato silenzio dell’interlocutore: “Riusciamo a schierarlo già sabato prossimo con il Cagliari?” Battute a parte, sono tornato dalla Romagna con la fondata speranza che la lista dei giocatori rosanero rivalutati e rigenerati dalla cura Tesser-Novarello sia destinata presto ad aumentare. Pensate ad Ujkani, Morganella, Garcia… gente che assai di rado aveva indossato la maglia della prima squadra del Palermo e che quest’estate è tornata in Sicilia per un ruolo da protagonista… Quando un attaccante segna tre gol in trasferta in soli 45 minuti i titoli di copertina sono già scritti. E’ stato Mehmeti il grande protagonista della notte romagnola, l’uomo in più, capace di trasformare un buon primo tempo in una lezione memorabile per gli avversari. Però sarebbe riduttivo limitare i nostri elogi alla pur straordinaria performance dell’attaccante svedese. In realtà al “Manuzzi” si è visto sin da subito un Novara diverso da quello, a luci ed ombre, che con Grosseto ed Empoli aveva mostrato soprattutto un grande orgoglio. Sotto osservazione era ovviamente il centrocampo, per giunta privo del proprio uomo più affidabile (per il rendimento nel girone di ritorno della passata stagione) Simone Pesce. Ebbene le note positive vanno anche al di là del risultato perché stavolta Buzzegoli, Parravicini e Lazzari sono riusciti a far reparto con un ottimo Marianini. E dire che in quella zona del campo il Cesena aveva, sulla carta, le proprie armi migliori: gente di categoria (Parfait) elementi reduci da un campionato vinto (Iori e Gessa) ed un “peperino” che due anni fa a Livorno ci aveva fatto ammattire (D’Alessandro). Invece per un tempo non c’è stata proprio storia. Nella ripresa, malgrado la superiorità numerica, abbiamo avuto problemi di tenuta, accentuati dall’impossibilità di avere, al momento, alternative di esperienza. Ma ancor prima del poker di Gonzalez è stato il Novara ad andare più vicino al 4-1 molto di più di quanto il Cesena non abbia sfiorato il 3-2. I gol di Gonzalez e Mehmeti secondo me scateneranno una positiva concorrenza tra tutti gli uomini di reparto. Vedere che in partita fa gol un compagno d’attacco che in allenamento se la gioca più o meno alla pari con te aggiunge stimoli favorevoli e motivazioni. L’esatto contrario di quello che accadeva lo scorso autunno quando le controperformances di Morimoto, del primo Jeda e del Meggiorini post Genova avevano finito col deprimere l’escluso di turno. Tanto che Tesser si era reso conto ben presto che era decisamente meglio affidarsi al sempre verde (e carico di suo) Rubino. Da ieri possiamo finalmente tornare a guardare la classifica senza avvertire un innegabile magone. Quel segno “meno” davanti al nostro punteggio era un colpo al cuore per chi ama il Novara. La vittoria di Cesena mette finalmente anche la parola fine su uno dei capitoli più spiacevoli della gloriosa era De Salvo, quello del doloroso coinvolgimento nella vicenda calcioscommesse. Da oggi si può finalmente guardare avanti, senza ulteriori zavorre. Con una rosa, da quello che si è visto in Romagna, pronta a darci ulteriori soddisfazioni. Per questo la vittoria del “Manuzzi” va dedicata soprattutto ai veri tifosi azzurri, a coloro che non hanno mai mollato nemmeno per un istante la squadra del cuore in un’estate difficile (dopo 2 anni splendidi) incerta e, purtroppo, troppo spesso dolorosa. Il pensiero va ad Antonio. Non conoscevo il suo nome, ma il suo viso si, molto bene; chissà quante decine di volte l’avrò incontrato in una trasferta lontana, anche ai tempi meno felici della serie C. Mi ricordo una mattina in cui ascoltavo con grande invidia la sua intenzione di andare a Giulianova per una notturna (di giovedì sera) in C1 che, con dispiacere, avrei saltato. Lo stadio è anche questo: una grande famiglia dove tanti cuori battono all’unisono animati da una sola speranza. Non ci si conosce di persona, ma è come ci si conoscesse da sempre. E quando un posto resta vuoto il vuoto è di tutti. Ed allora guardando il cielo un po’ più azzurro chiudo con l’immancabile… Forza Novara sempre!
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